Acqua d’Ungheria: la nascita del profumo

IL PRIMO PROFUMO A BASE ALCOLICA: Acqua d’ Ungheria

Scavi archeologici in Pakistan hanno messo in luce che la tecnica della distillazione dell’alcol era già nota alle popolazioni mesopotamiche nel 500 a.C., ma il suo uso divenne comune tra il 150 a.C. e il 350 d.C., anche tra gli alchimisti greci. Ma sarà solo grazie alla scuola medica Salernitana, che la distillazione dell’alcool prende piede in Europa. Sostituendo l’olio come eccipiente del profumo, questo liquido volatile e neutro trasforma radicalmente la profumeria: nasce così la profumeria alcolica. Siamo nel 1300 circa.

Secondo la leggenda, la regina Elisabetta d’ Ungheria ispira il primo nome di un profumo: acqua della Regina di Ungheria, e in seguito solo Acqua d’ Ungheria,  un estratto di rosmarino e di lavanda a base di alcool. Alcune versioni successive prevedevano l’utilizzo di agrumi e altre piante, rendendolo un vero e proprio precursore dell’acqua di Colonia. L’eremita che compose questa fragranza e che la presentò alla regina le assicurò che bevendo questo tonico, strofinandolo sulla pelle, usandolo per il bagno e inalandolo ci si potesse garantire longevità, un aspetto giovanile e protezione dalle malattie.

Il rosmarino è ricco di oli volatili, flavonoidi e acidi fenolici, sostanze dalle proprietà antisettiche e antinfiammatorie.

Nel tardo XVII secolo, l’acqua della regina di Ungheria venne introdotta in Inghilterra, dove a metà del secolo successivo era nota con il nome di “spirit of rosemary” (“alcool di rosmarino”).

L’ACETO AROMATICO:

Apparso verso la fine del 16° secolo, l’aceto aromatico è tradizionalmente una miscela di aceto al quale si aggiungono in proporzioni variabili prodotti odorosi naturali e freschi, solitamente essenze di fiori e di frutti. Il prodotto, dall’aroma intenso viene utilizzato come rimedio contro i malanni: se ne fanno solitamente inspirare i vapori alle dame che svengono, per rianimarle.

Quando il cattolicesimo fu affermato in tutto il mondo conosciuto, l’uso dell’incenso si diffonde al di fuori del culto. Gli aromi, considerati beni preziosi, sono doni durante le grandi occasioni, in previsione di scambi futuri: il califfo di Bagdad, Haroun al-Raschid, ne offre all’imperatore Carlo Magno.

Con le  Crociate (1096-1291) i baratti tra Oriente e Occidente si intensificano,  i Crociati importano dall’Oriente aromi e spezie nuove e reintroducono l’abitudine di accompagnare la toilette con applicazioni profumate.

Nel 1347, un vascello genovese di ritorno da un viaggio sulle coste del Mar Nero, riporta con sé la peste. Nel giro di un anno tutta l’Europa è contagiata: aspersioni, fumigazioni e vini aromatizzati sono utilizzati per lottare contro il contagio. Uomini e donne inalano materie aromatiche preziose contenute in palline odorose, chiamate anche mele di musc o di ambra, in seguito pomanders.

Per purificare e profumare le case si brucia dell’alloro o del rosmarino nei camini e si cosparge il pavimento di erbe odorose.